DL Agricoltura: niente impianti fotovoltaici a terra su terreni agricoli produttivi
Il decreto sulle emergenze in agricoltura, approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 maggio 2024, ha disposto il blocco alle nuove installazioni fotovoltaiche con moduli a terra nei terreni produttivi, ponendo come priorità la produzione agricola. L’obiettivo è “bilanciare lo sviluppo delle energie rinnovabili con la salvaguardia delle aree destinate all’agricoltura, incentivando nel contempo progetti che integrino efficacemente le attività agricole con la produzione energetica da fonti solari”.
Secondo l’industria del settore fotovoltaico, il provvedimento potrebbe compromettere il raggiungeremo degli obiettivi comunitari relativi al Pnrr e il rispetto degli accordi sottoscritti nel G7 energia. A rischio anche il PNIEC che fissa a circa 38 gigawatt l’obiettivo di rinnovabili sul fronte solare al 2030 con un’occupazione del fotovoltaico dello 0,35% della superficie agricola totale. L’intento del provvedimento è porre fine all’installazione incontrollata di impianti fotovoltaici a terra e tutelare le aree vocate alla produzione agricola. Non si potranno installare nuovi impianti a terra né aumentare l’estensione di quelli esistenti su tutti i terreni potenzialmente agricoli e coltivabili.
Lo stop approvato in Consiglio dei Ministri non riguarda gli impianti agrivoltaici, ovvero gli impianti fotovoltaici sospesi 1,3 metri nel caso di attività zootecnica (altezza minima per consentire il passaggio con continuità dei capi di bestiame) o 2,1 metri nel caso di attività colturale (altezza minima per consentire l’utilizzo di macchinari funzionali alla coltivazione).
È possibile, a questo punto, che tutte le autorizzazioni richieste fino a oggi, con l’introduzione della nuova norma, si trasformino da impianti a terra ad agrivoltaici. La differenza tra i due è che, nel caso di impianti fotovoltaici a terra il suolo viene reso impermeabile e viene impedita la coltivazione e la crescita della vegetazione, (ragioni per le quali il terreno agricolo perde tutta la sua potenzialità produttiva), mentre nell’agrivoltaico l’impianto è posizionato direttamente su pali più alti, e ben distanziati tra loro in modo da consentire alle macchine da lavoro la coltivazione agricola.
La norma consente, invece, l’utilizzo delle rinnovabili in cave o miniere cessate, nei terreni nella disponibilità del gruppo FS o dei gestori aeroportuali, nelle aree interne agli impianti industriali o agli stabilimenti produttivi, comprese quelle aree entro un perimetro di 500 metri dai predetti ambienti o stabilimenti. Via libera, poi, a nuovi impianti green anche nelle aree adiacenti alla rete autostradale, entro i 300 metri e nei siti su cui già insistono impianti per rifacimento, modifica o revisione senza ulteriore occupazione di suolo.